Cultura digitale
La didattica e il mondo digitale
Il mondo della cultura digitale si configura certamente come uno dei più suggestivi scenari su cui si possono sviluppare didattiche innovative. Sono, infatti, molti gli studiosi che definiscono quella attuale come la terza fase dello sviluppo della cultura dell’uomo, dopo quella dell’invenzione della scrittura e quella della stampa, avendo la consapevolezza che tutto ciò è destinato a produrre modificazioni molto profonde nei meccanismi di produzione e fruizione della cultura e nello stesso funzionamento della mente umana.
Non si tratta, infatti, di un cambiamento che riguarda semplicemente gli strumenti di rielaborazione culturale, ma di un profondo processo evolutivo che coinvolgerà progressivamente la stessa capacità creativa di tutti noi: in questo senso, la cultura tecnologica e digitale si presenta suggestiva e, al tempo stesso, inquietante.
Le grandi suggestioni sono legate soprattutto alla consapevolezza che si tratta di un passaggio fondamentale nella vita dell’umanità, caratterizzato dalla creazione e produzione di nuovi scenari culturali; la sensazione inquietante è nel contempo legata alla necessità di ricomporre in maniera nuova e diversa le coordinate di base che hanno da sempre guidato il pensiero logico, quelle del tempo e dello spazio.Tutto ciò richiederà che nelle strategie educative si affermi definitivamente la centralità della formazione di capacità critiche e di autonomia di giudizio in grado di evitare crisi di identità culturale e d’orientare in senso positivo il cambiamento.
L’importanza di acquisire adeguate competenze digitali
è testimoniata dal fatto che sia la Raccomandazione del 18 dicembre 2006 dell’UE, che ha definito le otto competenze chiave per l’apprendimento permanente, sia il Regolamento del 2007 per l’adempimento dell’obbligo di istruzione del nostro Paese, che ha individuato le otto competenze chiave di cittadinanza, hanno riconosciuto a quella digitale un ruolo fondamentale.
Va certamente ricordato che nella scuola italiana sono stati fatti passi in avanti soprattutto in quest’ultimo periodo; tuttavia, è la stessa OCSE che ha denunciato il nostro ritardo nel settore in un Rapporto presentato a Roma il 6 marzo 2013 presso la sede del MIUR, commissionato dall’allora ministro Profumo per fare il punto sul Piano Digitale Nazionale.
Al di là dei limiti legati alla carenza di risorse da destinare alle scuole per potenziare le loro dotazioni tecnologiche, il ritardo riguarda anche l’applicazione di esse nella quotidianità della didattica. Qualcuno ha affermato che tali difficoltà sono legate anche al fatto che spesso gli stessi alunni si trovano in possesso di maggiori competenze e cognizioni rispetto a quelle dei loro insegnanti.
In realtà, tale considerazione è condivisibile solo in minima parte, in quanto molto si è investito nella formazione del personale della scuola, anche realizzando interventi particolarmente efficaci e significativi. Semmai, occorre ora fare in modo che si generalizzino standard professionali nei quali il digitale non sia un elemento arricchente ma marginale, e diventi struttura portante della stessa professionalità dei docenti.
Per quel che riguarda gli aspetti della didattica
sono già molte le realtà scolastiche nelle quali si è diffusa la concezione di classe come gruppo che apprende, dove sulla tradizionale mediazione basata sulla lezione e sull’ascolto sta prevalendo quella di una comunità di apprendimento che vive di confronti, di negoziazioni di azioni, di interazioni, di condivisioni di conoscenze e comportamenti, protocolli, codici, apprendimenti di gruppo. In questo senso, a prevalere sono soprattutto logiche legate al cooperative learning, in cui la classe viene vissuta come gruppo che apprende in cui sono predominanti il senso di appartenenza, la responsabilità, l’impegno.
Tra le novità più interessanti a questo proposito, sono, ad esempio, le cosiddette «classi capovolte» (flipped classroom) che, ribaltando il tradizionale modello lezione a scuola-compiti a casa, possono trasformare il lavoro in classe in confronto e discussione nella prospettiva di una ricomposizione degli argomenti trattati ben più significativa in termini di apprendimento. In questo caso, i materiali prodotti diventano elementi per dar vita a veri e propri laboratori di studio.
C’è ora un ulteriore passo da compiere: dall’eccellenza di iniziative scolastiche diffuse a macchia di leopardo nel nostro sistema di istruzione, si deve arrivare a rendere quotidiane tali strategie, prevedendo il digitale nella didattica, e ben ricordando che tutto ciò va sostenuto con adeguati investimenti, vista la rapidità con cui le tecnologie diventano obsolete.
Spetterà, allora, ai docenti
il compito di operare in modo che si riduca questo divario esistente fra la tradizionale didattica scolastica e la cultura digitale, promuovendo la modificazione degli ambienti di apprendimento, favorendo la fruizione e la produzione di contenuti digitali, sfruttando tutte le potenzialità della rete, delle tecnologie, dell’apprendimento online.
Altro spazio per la didattica è offerto dalla possibilità di dar vita a comunità virtuali che, pur non condividendo necessariamente uno spazio fisico, possono organizzarsi nel cyberspazio tramite reti: tali comunità, che possono anche mettere in contatto le classi con altre comunità scolastiche e non, possono dar vita a spazi di ricerca comune, a forum di confronto e discussione, a dinamiche di relazione, tanto più forti quanto più prevalgono in esse l’identità del gruppo e quella individuale, l’interazione sociale, l’integrazione e l’orientamento al futuro.
TRATTO DA: “Insegnare domani nella scuola dell’infanzia e primaria.“