La gestione della classe

Gestire la classe in un’atmosfera motivata

Per creare un’esperienza di apprendimento efficace in qualunque classe (indipendentemente dalla scuola), l’insegnante deve essere capace di creare un’atmosfera motivata e favorevole.

Alunni motivati [indice]

Questo è certamente più facile quando gli alunni hanno un forte grado di motivazione intrinseca: quando viene chiesto loro di ascoltare o di rispondere, fra di loro o all’insegnante, lo fanno con volontà ed entusiasmo. Sono preparati a cooperare con le dinamiche ideate dall’insegnante. Si adattano senza difficoltà alle routine stabilite di non urlare e di non interrompere le risposte dell’insegnante o dei compagni. Stanno seduti al loro posto, non arrivano in ritardo, sanno lavorare in gruppo, ecc.

Ora, è chiaro che nelle nostre realtà scolastiche niente di tutto questo potrà essere dato per scontato, nonostante la grande esperienza che l’insegnante possa avere. Ci sono numerosi ostacoli da superare prima che qualunque tipo di apprendimento possa semplicemente avere inizio. L’impulso all’apprendimento in una classe ben motivata si genera da sé. Gli alunni danno utili input all’insegnante che può usarli per costruire l’esperienza di apprendimento in modo organico.

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In una classe difficile [indice]

è l’insegnante che deve fornire la maggior parte di input e di struttura alla lezione. la lezione deve essere programmata con estrema accuratezza, e il comportamento degli alunni deve essere gestito in modo efficace, prima che si possa mettere a frutto una qualunque risposta utile da parte della classe e che si possa avere un riscontro positivo nella lezione.

Contrariamente a quanto si pensi, i comportamenti problema non sono semplicemente un sottoprodotto di un «cattivo» insegnamento. I comportamenti problema sono spesso inestricabilmente interconnessi alla scarsa motivazione degli alunni rispetto ai processi di apprendimento scolastico. Persino le migliori strategie e le lezioni più accuratamente programmate possono essere sopraffatte da un gruppo di alunni scarsamente motivati

La cosa più difficile da fare è pensare in termini positivi quando tutto quel che ci circonda appare così negativo e frustrante. Quel che l’insegnante vede è una classe piena di alunni che parlano fra loro e si urlano insulti, che spesso abbandonano il banco per infastidire qualcuno.

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Gratificare positivamente [indice]

Tuttavia, più la situazione è «negativa» e frustrante, più è vitale la necessità di gratificare positivamente quelli che fanno ciò che va nella direzione del comportamento atteso/desiderato. Più attentamente la classe verrà «osservata» alla ricerca di segnali positivi dagli studenti, più ci si renderà conto che quel che non va è rappresentato persistentemente da una minoranza.

È quindi fondamentale gratificare i comportamenti positivi all’inizio di una lezione che si prospetta difficile. Più la lezione impiega a mettersi in moto, più diventa difficile ripristinare l’equilibrio. E’ essenziale creare una spirale ascendente in cui la maggior parte della classe senta di fare progressi e di lavorare a qualcosa di costruttivo

Non c’è un solo modo per essere insegnanti convincenti ed efficaci. Si può essere più aperti o riservati, ma l’importante è risultare, ed essere, coerenti. C’è tuttavia un ulteriore fattore di coerenza che è importante evidenziare. Si tratta della congruenza fra ciò che si fa e quello che si dovrebbe fare, ossia fra ciò che produce un facile e immediato consenso e ciò che il ruolo di educatore richiede.

Guida autorevole o simpaticone? [indice]

Occorre decidersi: essere una guida autorevole, assumendosene gli oneri, o un simpaticone? Le due figure non possono convivere. L’autorevolezza si paga anche con una certa distanza: dare molta confidenza illude in un primo tempo di avere successo nella relazione, ma poi ritorna addosso come un boomerang, quando ci si accorge di non avere più l’autorità per fare richieste necessarie ma sgradevoli.

Ci sono tanti modi di essere autorevoli, così come ci sono tante personalità. In parte l’autorevolezza deriva dalla sicurezza, dall’autostima e dal senso di efficacia che un insegnante riesce a conquistare, ma in buona misura deriva anche dalla coerenza tra comportamenti manifesti e convinzioni profonde. Coerenza che si traduce poi in correttezza, anche professionale, nelle relazioni.

Quindi ci sono diversi fattori dinamici, in interazione reciproca, che convergono nel determinare l’immagine dell’insegnante che gli studenti interiorizzano e il relativo tasso di autorevolezza. Questo dinamismo fa sì che, alterando anche di poco un fattore, cambi l’insieme.

L’insegnante esperto [indice]

agisce d’intuito, non ha bisogno, né tempo, di progettare il modo di reagire in una certa situazione. Fa così e funziona, quindi viene rinforzato e continua a farlo. E un osservatore, a meno che non sappia esattamente che cosa osservare, non riesce a districare i fattori che, operando congiuntamente, producono il successo comunicativo.

Potrebbe certamente sembrare un po’ perentorio affermare che certi comportamenti sono giusti e altri sbagliati. Non è strano che si possa verificare il caso di insegnanti che praticano comportamenti scorretti, ma che risultano generalmente efficaci e apprezzati. Un comportamento che noi riteniamo generalmente negativo può essere infatti più che compensato da caratteristiche molto positive (senso di autoefficacia, autostima, prestigio, competenza culturale, ecc.), che riducono o annullano i possibili effetti negativi di errori comunicativi.

Ciò sembrerebbe contraddire l’esigenza di individualizzazione dell’insegnamento, che è uno dei capisaldi degli orientamenti formativi in vigore. Questa indicazione risponde all’esigenza di prestare attenzione a tutti i segnali (feedback) che consentono al docente di mantenere o adattare la guida della classe schivando i pericoli. È assolutamente necessario cogliere e fronteggiare i problemi del singolo, senza però mai perdere il controllo del gruppo.

Indugiare troppo a lungo col singolo alunno può comportare dei rischi che non devono essere sottovalutati. Naturalmente ci sono situazioni di conduzione molto diverse, le cui opportunità o necessità devono essere valutate di volta in volta.

E comprensibile e anche apprezzabile che un insegnante non voglia perdere tempo e che voglia dare un’impressione di efficienza e senso del dovere. Però, come si diceva, la gestione della classe è un problema molto complesso, che richiede la piena consapevolezza dei vincoli e l’utilizzo delle risorse disponibili.

Gestire il tempo [indice]

Non tutto il tempo che si passa in classe è ugualmente importante. Ci sono delle fasi critiche, dei momenti cruciali che devono essere utilizzati al meglio. Uno di questi, anzi, il momento generalmente più importante, è proprio l’inizio della lezione. Occorre non avere fretta, gestirlo con calma, perché è in questa fase che si dà il ritmo a tutta le lezione. Se l’insegnante dà l’impressione di essere inseguito, di non avere tempo, predispone la classe a un andamento nevrotico che provocherà reazioni di rifiuto.

Ciò è tanto più vero quanto più la classe è stanca e nervosa. Questo momento decisivo deve essere giocato senza errori comunicativi e l’obiettivo deve essere chiaro: l’inizio dell’ora deve partire con il silenzio. Poi si possono negoziare le attività, gli obiettivi, il livello di sforzo e così via, in base alla situazione.

Ma la lezione deve partire col ritmo giusto e con la chiara indicazione che è l’insegnante a dare le carte. Naturalmente i comportamenti dovranno essere modulati sulla base degli interlocutori che si hanno davanti. Un conto è avere dei bambini turbolenti, altro conto è avere dei diciottenni quasi del tutto autonomi. Tempi, ritmi, richieste, esercizio del potere, ecc. possono cambiare moltissimo da situazione a situazione.

La comunicazione in classe [indice]

La comunicazione in classe è un linguaggio misto in quanto attiva congiuntamente due codici, quello della lingua e quello del corpo. Anche il linguaggio non verbale presenta in qualche modo una morfologia, una semantica e una sintassi. Il gesto acquista un senso solo in interazione con altri gesti, o espressioni del volto, e con le parole.

Tra gesti e parole, perché la comunicazione funzioni, ci deve essere armonia: gesti brevi e rapidi accelerano il discorso e stimolano emozioni, mentre gesti lenti e tranquilli lo rallentano e rassicurano.

Il gesto che precede la parola, anche se solo di frazioni di secondo, richiama l’attenzione su ciò che immediatamente dopo verrà detto e che deve essere udito e rielaborato.

Se il gesto seguisse, distrarrebbe proprio nel momento in cui la focalizzazione deve essere posta sulla parola. Sarebbe un errore di sintassi comunicativa. Insomma, la comunicazione deve essere congrua, ci deve essere cioè corrispondenza fra ciò che si dice e come si dice, e fra ciò che si dice e come ci si comporta.

Punti chiave nella gestione della classe [indice]

Vediamo alcuni punti chiave nella gestione della classe:

  • La relazione educativa è mediata dalla rappresentazione che gli alunni si fanno dell’insegnante. Tale rappresentazione si forma in tempi brevi e quindi sono cruciali le fasi iniziali del rapporto.
  • L’immagine può essere in una certa misura controllata e gestita, decidendo che cosa lasciare filtrare del proprio Io privato.
  • Non ci sono immagini vincenti, ma solo convincenti, quando c’è coerenza tra quel che si fa e come si è. La demagogia ha il fiato corto: nei tempi lunghi non regge.
  • Non c’è un solo modo di essere autorevoli. L’autorevolezza nasce da una miscela variabile che si compone di molti fattori: temperamento, autostima, fattori di contesto (fama), coerenza.
  • A questi fattori di base si devono aggiungere: un’esperienza filtrata dalla consapevolezza e dalla disponibilità a cambiare se necessario, una gestione accorta della lezione, la conquista di uno stile comunicativo favorevole.
  • Un’auto-osservazione attenta, oppure un’osservazione condotta da un collega di cui ci si fida, consente col tempo di mettere a fuoco e rimuovere degli errori comunicativi che possono ostacolare la relazione educativa.
  • L’ascolto, sia attivo sia passivo, è determinante non solo per mettere a fuoco e risolvere problemi di comunicazione con singoli alunni o con la classe, ma anche per fornire un modello nell’affrontare i problemi di relazione.
  • È necessario capire come gli studenti ci vedono.

 

TRATTO DA: “Insegnare domani nella scuola dell’infanzia e primaria.